UNICREDIT NON È GOOGLE
“UniCredit non è Google”, ha precisato Roberto Nicastro, DG UniCredit, aprendo i lavori dell’Appathon,
la maratona per trovare nuove idee nel campo dell’innovazione bancaria. Precisazione inutile (chi potrebbe
confondere la grande banca italiana con il motore di ricerca americano)? Forse no. Anzi opportuna.
Marco Barbuti, responsabile della Direzione del Progetto Multicanalità Integrata di Intesa Sanpaolo, in una
intervista a Of, ha ammesso che perfino per un grande istituto bancario come ISP è impossibile competere in
certi settori dell’innovazione finanziaria. Come nel segmento dei pagamenti mobile.
“Ci sono attori internazionali di grandi dimensioni, che stanno già investendo molto. Dalle società
emettitrici di carte di pagamento, come Visa e MasterCard, alle società di telecomunicazioni, passando per i
colossi della rete.
Come PayPal, Google, e tra poco anche Amazon. Noi abbiamo investito nel settore e siamo oggi
all’avanguardia, - ha spiegato il manager ISP - ma è difficile fare una previsione.” il mondo sta cambiando.
E a volte si ha l’impressione che stia andando molto velocemente e in una direzione che non era quella sperata
(leggi l’intervista a pag. 46).
Oltre Google e i suoi recenti annunci sul futuro dei pagamenti, di cui tratta lo speciale in questo numero,
anche i servizi di PayPal e di Amazon (tre alieni del mondo bancario), tutti a costi azzerati, stanno rendendo
difficile la vita a chi deve misurare la propria competitività sul livello di innovazione. E l’ansia genera
anche fughe in avanti verso territori incerti.
Come quando si affida a un gruppo di blogger - co-creation team - lo sviluppo del mobile banking, oppure come
quando (è proprio il caso di UniCredit e dell’Appathon, descritto in questo numero, si tenta di imitare proprio Google...).