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Fare il pensionato all’estero. E vivere alla grande OF OSSERVATORIO FINANZIARIO

SOMMARIO

Ennio e Vittorio hanno avviato due società di consulenza, rispettivamente a Panama e in Madagascar. Massimo, dopo lo sfratto, ha aperto un’attività alberghiera in Marocco. Davide, ricevuto il congedo dall’Arma dei Carabinieri, ha realizzato il sogno di vivere oltreoceano. I baby-boomers si affermano protagonisti di un fenomeno sempre più diffuso. Trasferirsi all’estero, trovare il proprio riscatto e arrivare a fine mese con serenità, godendosi veramente la pensione. Perché l’Italia “è una terra benedetta da Dio, ma bruciata dai politici”

Fare il pensionato all’estero. E vivere alla grande

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Antonio, romano, è stato linotipista per 25 anni, fin quando l’avvento del computer non ha ucciso la linotype. Si dedica otto anni alla fotocomposizione, per poi, visti i magri guadagni, abbandonare definitivamente il campo. Nel 1994 decide di aprire un bar, che vende nel 2006. Antonio ha 65 anni, una pensione di 830 euro e un affitto di 650. Terrorizzato all’idea di sopravvivere con soli 180 euro mensili nel portafoglio, prende una decisione radicale: trasferirsi in Bulgaria, dove si trovano alcuni amici. Nel 2007, assieme alla compagna, approda a Pazardjik, città sulle rive del fiume Evros con circa 134 mila abitanti. Fin da subito ha modo di appurare il vantaggio maggiore: le spese bassissime (mentre la lingua appare come l’ostacolo più arduo). La benzina costa 1,34 al litro, l’affitto di un appartamento in centro ammonta a 216 euro, mentre l’acquisto si aggira attorno ai 864 euro al metro quadro. Prezzi, se confrontati con quelli di Roma, che rendono evidente il carovita italiano: 1,80 per la benzina, 1.057 l’affitto in centro e 9.163 l’acquisto al mq (dati Numbeo).

I costi contenuti permettono ad Antonio di vivere dignitosamente, tanto che la gente del posto inizia a considerarlo come un uomo ricco. Antonio, ammalato di tumore alla vescica che sta curando in Bulgaria, si mostra entusiasta anche nei confronti del sistema sanitario: “Ho avuto modo di apprezzare la professionalità dei medici che mi stanno curando in maniera ottimale (la cura terminerà a metà 2014). Probabilmente in Italia non avrei ricevuto un trattamento migliore. Come pensionati, se siamo iscritti all’Aire, abbiamo la possibilità di richiedere all’INPS e poi alla ASL di competenza, il mod. E 121, il quale, una volta compilato dall’ASL e spedito alla omologa bulgara, dà diritto al pensionato alle cure ospedaliere gratuite e medico di base gratuito. Le medicine si pagano, ma con costi di molto inferiori rispetto all’Italia”.

E a chi gli chiede cosa ne pensa della Bulgaria, risponde: “Si potrebbe definire un Paese dalle grandi contraddizioni, con ampie sacche di povertà a cui fanno eco poche grandi ricchezze, originate probabilmente dalla criminalità. Ma è un luogo in cui è ancora possibile vivere a dimensione d’uomo, dove il tempo va dietro alle persone. Il paragone con l’Italia non regge: la nostra è una terra benedetta da Dio, ma bruciata dai politici”.

Guarda il video di Ballarò sui pensionati in Bulgaria


Come Antonio, sono circa 400.000 i pensionati italiani residenti all’estero, distribuiti in circa 130 paesi nel mondo (dati INPS). Gli americani hanno dato un nome al fenomeno: “early retirement abroad”, ritiro prematuro all’estero, dove i protagonisti sono i baby-boomers, i nati tra il 1945 e il 1964, la generazione che ha vissuto in prima persona il boom economico del dopoguerra, formata da individui idealisti, ambiziosi e sensibili alla qualità di vita. ---- Oggi vivono un profondo shock personale, guardando con amarezza a una crisi che, per il loro temperamento , non era stata lontanamente immaginata. Ma nonostante il periodo di restrizioni, non smettono di ricercare nuove opportunità da sfruttare con il proprio bagaglio di capacità, buttarsi in nuove esperienze, essere in contatto con il mondo, restando protagonisti della società.

Un fenomeno che si sta consolidando, come testimoniano i dati raccolti da Fondazione Migrantes, Rapporto italiani nel mondo 2013: dei circa 4 milioni di italiani residenti oltre i confini nazionali, il 19,1% ha tra i 50 e i 64 anni e il 19,4% ha più di 64 anni (dati AIRE). Interesse crescente motivato anche dalla nascita di siti ad hoc, protagonisti di un aumento degli accessi, primi fra tutti Voglioviverecosi.com e Mollotutto.com (da cui sono tratte le storie personali riportate da Of), che offrono l’opportunità agli utenti di raccontare le proprie esperienze, trovare e scambiarsi consigli, info, stimoli e suggerimenti.

Le cause che portano a compiere questo salto nel buio, possono essere di varia natura, ma una primeggia su tutte: la difficoltà ad arrivare a fine mese, e la possibilità concreta di vivere, all’estero, in modo più dignitoso (circa 4 pensionati su 10 percepiscono meno di 1.000 euro al mese, mentre il 13% riceve meno di 500 euro. Dati Istat 2011).

Per conoscere in modo più approfondito il fenomeno, di recente, sono state pubblicate due indagini, una italiana, l’altra americana. La prima, di Latitudeslife, travel magazine italiano, confronta tra loro diverse destinazioni (entro e oltre i confini europei), indicando quanti connazionali vi risiedono (dati AIRE), quante prestazioni paga l’INPS nel paese in questione e gli euro necessari per vivere in loco, mantenendo un tenore di vita equivalente a quello che si terrebbe a Roma con 1.000 euro di pensione (dati Numbeo). In Tunisia (dove risiedono circa 3.000 italiani con 192 prestazioni pagate dall’INPS) bastano 369 euro mensili, la Repubblica Dominicana (5.299 italiani, 215 prestazioni) ne prevede 491, 501 in Kenya (1.569 italiani, 37 prestazioni), 526 in Thailandia (2.718 italiani, 180 prestazioni), e 588 in Argentina (oltre 640.000 italiani, oltre 38.000 prestazioni). Ma tra le mete più economiche compaiono anche India, Malesia, Vietnam, Brasile, Messico, Costa Rica, Marocco e Capo Verde.

La seconda, di International Living, gruppo editoriale fondato nel 1979 da Bill Bonner a Baltimora, annuncia, come da tradizione, il The World’s Best Place to Retire in 2014, i luoghi migliori dove trasferirsi dopo la pensione, prendendo in esame otto parametri a cui viene assegnato un punteggio massimo di 100 punti, calcolandone poi la media totale: prezzi degli affitti e iter per l’acquisto di un immobile (le nazioni dove gli immobili hanno prezzi bassi e l’acquisto è semplice e veloce, ricevono un buon punteggio); provvedimenti del governo per agevolare i nuovi residenti (benefici economici, cure mediche, servizi pubblici, prezzi biglietti aerei..); costo della vita; facilità di integrazione; possibilità di svago e offerta per il tempo libero; cure mediche (numero ospedali, qualità sistema sanitario); infrastrutture (strade, trasporto pubblico, penetrazione internet..) e clima (rischio calamità naturali). ---- A battere tutti è Panama con un punteggio di 91,2 (soprattutto grazie al programma di benefici economici per pensionati stranieri) che ruba, per un soffio, il primo posto all’Ecuador (91,1), a cui segue la Malesia (88,5). Compongono poi la top ten: Costa Rica, Spagna, Colombia, Messico, Malta, Uruguay e Thailandia. Sorpresa: è presente anche l’Italia, in 14° posizione (82,5), con un alto punteggio nell’offerta di proposte ricreative e del tempo libero, nel sistema sanitario e nelle infrastrutture.

Guarda il video di Ballarò sui pensionati all’estero


Ma quali sono le mete più gettonate dai baby-boomers italiani? Spagna (Canarie in testa), Malta, Repubblica Dominicana, Marocco, Tunisia, Thailandia, Filippine, Panama ed Ecuador. Chi opta per mete extra-europee segue un percorso caratterizzato da step graduali: celibi, coniugi, divorziati o disoccupati, partono alla ricerca di nuovi impulsi e aprono un’attività in loco, legata solitamente al turismo o alla ristorazione. E si trasferiscono definitivamente.
La scelta della destinazione, comunque, viene affrontata non solo sulla base di criteri economici, ma prendendo in considerazione anche caratteri culturali, condizioni climatiche, distanza con l’Italia, presenza di servizi e infrastrutture, qualità del servizio sanitario, difficoltà nella lingua, sicurezza del paese e apertura verso gli stranieri. Ma anche, e soprattutto, sull’attrattiva e il richiamo che riesce a scatenare la nuova destinazione.

Molte delle storie raccolte dai siti Voglioviverecosì e Mollotutto, raccontano infatti di persone che sono emigrate, perché incantate dal nuovo luogo.
Come Ennio, ex consulente nel settore della cosmesi professionale, che a 56 anni, strozzato dalla pressione fiscale e dal caro vita, su consiglio di alcuni colleghi, organizza un viaggio “esplorativo” a Panama e se ne innamora perdutamente: “Qui c’è una gioia e un ottimismo che da noi si sono persi da anni. Le prospettive future sono molto interessanti, vi sono un’infinità di opportunità imprenditoriali. Una cosa stupenda, che ti permette ancora di sognare!”. E continua con consigli e avvertimenti: “Il lavoro dipendente, a causa dei bassi salari, è sconsigliato ad eccezione per chi è altamente qualificato. Aprire una propria attività commerciale è una delle cose migliori da fare; mentre per chi ha la possibilità di investire, acquistare case, appartamenti o uffici, si tratta di operazioni molto convenienti, sia per la rivalutazione costante dell’immobile, sia per l’affitto garantito, e soprattutto, per 20 anni, non si pagano imposte di proprietà. Ma la cosa da fare più conveniente in assoluto, è acquistare terreni per poi rivenderli o costruirci alberghi e B&B, data la carenza di posti letto nel paese”.

I costi, poi, agevolano la quotidianità: 1,09 euro un litro di benzina, 30 euro un’uscita in coppia al ristorante, 957 l’affitto di un appartamento in centro e 1.900 euro al mq l’acquisto di un immobile in centro (dati Numbeo). Oggi, Ennio, lavora presso la Thumos Holding Corporation, specializzata nella consulenza e nell’assistenza per coloro che vogliono investire e/o trasferirsi a Panama. A lavoro, racconta, i ritmi poco frenetici e il clima sereno, gli hanno permesso di riscoprire con passione la sua professione. ---- Non solo storie di chi arranca ad arrivare a fine mese, ma anche chi, con una discreta pensione, non riesce più a garantirsi lo stile di vita fino a quel momento adottato, e tra spese da sostenere, figli e nipoti da aiutare, si trova a gestire un piccolo budget. Ma scopre anche come può esser d’aiuto verso i più bisognosi.
Come Vittorio, sessantaseienne, originario di Campobasso, ex dirigente pubblico e top manager, protagonista di una brillante carriera professionale. Il desiderio di lasciare l’Italia matura parallelamente alla crescente attenzione per la solidarietà, che lo porta a interessarsi del Madagascar, uno dei paesi più poveri al mondo. Con un matrimonio finito alle spalle, Vittorio studia le leggi locali e ottiene un visto come investitore, creando una società di consulenza e assistenza per chi è incuriosito dall’idea di prendere qui la residenza, organizzando inoltre tour alla scoperta del paese, anche per turisti.

Come lui stesso afferma, lo Stato africano è ancora carente di molti servizi moderni, a partire dall’energia elettrica diffusa, ma in compenso sono molti i settori in via di sviluppo, come il turismo, la meccanica, l’agricoltura razionale e l’informatica. L’assistenza sanitaria non è gratuita, ma una visita medica costa poco più di un euro, come un chilo di pesce freschissimo, contro i 15 centesimi per un chilo di ortaggi e legumi. Vittorio, che si è ben integrato nella realtà locale grazie al suo impegno nel sociale che gli ha permesso di diventare membro del Rotary Club di Tulear, a chi è interessato a compiere questo tipo di scelta, consiglia: “Domandatevi fino a che punto arriva il vostro spirito di adattamento, studiate il Paese per decidere dove allocare e quale attività svolgere. Infine organizzate un viaggio di conoscenza per toccare tutto con mano. Gli italiani, e qui ce ne sono dai 2.000 ai 2.500, sono buoni ristoratori e albergatori, ma si cimentano con successo in molti altri settori. Il mio consiglio è di fare il lavoro che si conosce bene”.

Ma ci sono anche storie in cui, il trasferimento all’estero, ha rappresentato la famosa seconda possibilità. Sfrattato dall’appartamento dove era in affitto e impossibilitato a lavorare per colpa di alcuni infortuni, a 55 anni, Massimo, veneziano e gondoliere, decide di rischiare il tutto per tutto. Mosso dalla consapevolezza di non avere nulla da perdere e logoro della situazione lavorativa in Italia, sfrutta la propria esperienza nel campo del turismo, si trasferisce a El Jadida (Marocco) e apre un B&B (Dar El Jadida, che su TripAdvisor riceve ottime recensioni), dove coniuga tra loro, specialmente in cucina, cultura araba e italiana.

La struttura, già avviata ma mal gestita, viene per cui acquistata da Massimo, senza doversi mettere in società con nessuno: “Qui la proprietà è tua, non serve un socio locale, vai dal notaio ed è tutto in regola. Per i primi cinque anni non si paga nulla, successivamente il 20% circa. Rispetto alle leggi italiane in materia, mi sembra non ci sia paragone”. Costo della vita vantaggioso (0,92 la benzina, 17,81 la cena per due al ristorante, 291 l’affitto e 1.322 l’acquisto al mq. Dati Numbeo), clima ottimale, luogo tranquillo non distante da Casablanca e uno stile di vita non agli antipodi rispetto a quello nostrano, sono i motivi che fanno affermare a Massimo: “Tornare in Italia? Ci sono troppi problemi politici, e le tasse non danno respiro. No, non ci penso proprio”.

Davide ha invece incoronato il proprio sogno di esplorare terre lontane. A 51 anni, a causa di problemi salutari derivanti da una missione in Iraq, viene congedato anticipatamente dall’Arma dei Carabinieri. Così non ci pensa due volte e si trasferisce nelle Filippine. Oltre alla moglie filippina, cosa che gli facilita la questione residenza e integrazione, è il bassissimo costo della vita che lo induce a compiere il fatidico salto nel vuoto (0,86 euro la benzina, 10,9 il ristorante per due, 214 l’affitto e 1.209 l’acquisto al metro quadro. Dati Numbeo). Una scelta che, nel tempo, si è rivelata essere quella giusta: “Vivere qui è sicuramente meno stressante e dispendioso, i ritmi sono più lenti, la gente sorride sempre, il mare è splendido e soprattutto non c’è Equitalia!”.

Oggi, Davide, ha aperto un food street, dove vende caffè, olio, riso, sapone e altri beni di prima necessità, un piccolo business con il quale paga affitto e bollette, ma comunque con 600 euro al mese riesce a far fronte a tutte le spese, senza rinunce. Però avverte: “Nell’integrazione mi ha molto agevolato avere affianco mia moglie, che mi ha permesso di essere accettato e trattato come uno di loro. Diversamente non so se si sarebbero mostrati così accoglienti e affabili. Inoltre sconsiglio questa meta a chi è in cerca di lavoro e vuole arricchirsi: i salari sono davvero bassi, ma al contrario le tasse sono molto contenute, solo il 3%”. Ma per i pensionati, garantisce, “le Filippine sono l’ideale e non c’è meta migliore al mondo”.

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