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Ritorna il BTP Italia. Ma non è più quello di una volta OF OSSERVATORIO FINANZIARIO

SOMMARIO

Da lunedì al 17 aprile riparte l’emissione dei Btp Italia. Sono uno degli strumenti più apprezzati dai piccoli risparmiatori, ma il rendimento minimo garantito fissato ad appena l’1,65% di questa nuova edizione ha suscitato non poche perplessità tra gli operatori, che prevedevano una cedola minima compresa fra 1,8% e 2%. Inoltre l’inflazione è scesa e la scadenza del titolo si allunga di 2 anni. Ecco due conti per capire se conviene ancora acquistarli

Ritorna il BTP Italia. Ma non è più quello di una volta

La sesta replica del Btp Italia – l'emissione del Tesoro italiano la cui cedola è in parte fissa e in parte agganciata alle variazioni del tasso di inflazione – si terrà da lunedì 14 a giovedì 17 aprile, fatta salva una probabile chiusura anticipata delle sottoscrizioni che sono possibili sia allo sportello sia online senza il pagamento di alcuna commissione di acquisto.

Il Btp Italia, in questi anni di durissima crisi del debito pubblico italiano, è stato uno degli strumenti più apprezzati dai piccoli risparmiatori e più ricercati anche dagli investitori istituzionali (banche, assicurazioni, fondi obbligazionari) che ne hanno fatto incetta acquistandone a man bassa.

Gli altri motivi del successo? Durate brevi e cedole generose. La scadenza dei quattro anni, né troppo lunga né troppo ravvicinata, accompagnata da una cedola minima garantita del 2,45% per la prima emissione del marzo 2012 e salita al 3,55% per la seconda del giugno 2012 (ma scesa al 2,15% nell'ultima tranche lanciata a novembre 2013) cui si aggiunge il tasso di inflazione maturato in Italia nel semestre (fino a pochi mesi fa superiore all'1% annuo), faceva di questo bond un vero affare.

Ma il rendimento minimo garantito fissato ad appena l’1,65% di questa nuova edizione (un dato comunicato dal Tesoro venerdì sera, a chiusura dei mercati) ha suscitato non poche perplessità tra gli operatori, che prevedevano una cedola minima compresa fra 1,8% e 2%.

Infatti, con l'inflazione scesa allo 0,4% su base annua (ultimo dato di marzo) e la scadenza del titolo si allunga di due, conviene ancora acquistare il Btp Italia? La risposta, che fino a ieri appariva scontata, oggi è più incerta.

I rendimenti
Per gli specialisti del reddito fisso che si aspettavano un rendimento della parte fissa del bond che verrà lanciato lunedì 14 compreso fra l'1,8 e il 2%, il dato dell’1,65% di cedola minima garantita è stato una vera doccia fredda. La differenza può sembrare di poco conto, ma se si fa il confronto con i Btp “tradizionali”, si vede che il rendimento del titolo a scadenza agosto 2020 (un po' più di sei anni da oggi) è di circa il 2%.

Questo significa che ai tassi di inflazione attuali (0,4% su base annua) il nuovo Btp Italia avrà lo stesso rendimento di un Btp tradizionale. Il valore aggiunto dell’emissione, a questo punto, si limita all’opzione di garanzia relativa al tasso di inflazione futura. Se i prezzi riprenderanno a correre il risparmiatore e il valore capitale dell’investimento sarà tutelato da una cedola più generosa. ---- Tuttavia non è questo lo scenario previsto dagli economisti. Che cosa accadrebbe infatti se il tasso di aumento del costo della vita dovesse diminuire ancora, diventando addirittura negativo (la temuta deflazione)? In questo caso la parte aggiuntiva di rendimento rispetto alla cedola fissa si ridurrebbe ulteriormente o addirittura scenderebbe a zero, ma, in caso di inflazione negativa non andrebbe a pesare sul rendimento fisso. Che rimarrebbe fermo all’1,65% senza scendere ulteriormente.

Questa è una caratteristica importante dei Btp Italia che li rende uno strumento differente rispetto alle altre obbligazioni indicizzate al tasso di inflazione. I Btpi di durata decennale (o superiore) in cui il capitale e la cedola sono indicizzati al tasso di inflazione europeo (non italiano) pagano infatti al momento del rimborso il capitale più il montante maturato negli anni relativo al tasso di inflazione accumulata. Se ci fosse deflazione questo montante verrebbe eroso e il valore finale del rimborso andrebbe a ridursi. Il Btp Italia, invece paga il capitale alla pari (stessa soma investita) alla scadenza naturale del titolo.

Dove andrà l'inflazione nei prossimi anni?
Questa è la domanda che tutti si pongono perché il rischio di una deflazione nell'eurozona è molto elevato e lo stesso Fondo Monetario Internazionale ha avvertito la Bce di Mario Draghi che occorre fare qualcosa per scongiurare questa eventualità, che provocherebbe ulteriore stagnazione dell'economia, perdita di posti di lavoro e rinvio sine die della tanto agognata ripresa (vedi la sindrome giapponese degli ultimi 20 anni).

Stando alle stime concordi delle maggiori banche d'affari internazionali la Bce si appresta a realizzare misure non convenzionali di acquisto dei titoli pubblici o dei mutui ipotecari in essere presso le banche (opportunamente “impacchettati” in un nuovo strumento di debito ad hoc) in modo da rilanciare l'aumento “moderato” dei prezzi nell'eurozona.

Nella sostanza: l'inflazione attesa del prossimo biennio dovrebbe essere compresa tra l'1 e l'1,5% in Europa e un po' più bassa in Italia. Ecco perché il Btp Italia, anche se la parte fissa della cedola continua a diminuire (perché diminuiscono i rendimenti di tutto il mercato obbligazionario) rimane uno strumento utile per il portafoglio dei privati. Il rendimento effettivo del titolo, compresa la parte relativa all'inflazione, dovrebbe infatti attestarsi intorno al 2-2,5% nei prossimi due anni. Ma se alla fine dei prossimi 24 mesi il costo della vita subirà una nuova impennata la cedola crescerà di altrettanto svolgendo la funzione di paracadute per cui è progettata.

I veri rischi del bond
L'incertezza e i limiti del Btp Italia “sesta emissione” sono legati alla durata dei sei anni. I bond a scadenza più lunga tendono ad essere più volatili rispetto alle obbligazioni più “corte” ed è possibile che le quotazioni subiscano delle oscillazioni nel corso dei sei anni di vita del titolo, andando addirittura sotto la pari se i tassi di interesse dovessero aumentare in modo significativo (uno scenario totalmente escluso al momento).

Per adesso il gioco dei tassi ha favorito i vecchi sottoscrittori di Btp Italia le cui quotazioni correnti variano da 102 a 105. In pratica chi volesse vendere oggi quei titoli acquistati a 100 realizzerebbe un guadagno in conto capitale del 2 o del 5% a seconda delle emissioni. E' possibile che questo scenario benigno, sebbene in misura più contenuta, possa estendersi anche al nuovo arrivato. Mentre chi manterrà il Btp Italia fino alla scadenza naturale dei sei anni otterrà, così come i sottoscrittori dei vecchi titoli quadriennali, un premio “fedeltà” aggiuntivo del 4 mille.

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