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Ricchi ma poveri/Intervista: “Ero benestante, sono tornato a... OF OSSERVATORIO FINANZIARIO

SOMMARIO

Mario e Fabiola sono due classici esponenti dell’alto ceto medio: villetta a due piani, due negozi, casa al mare e una in montagna. Sembrano avere una vita agiata, eppure hanno smarrito quel senso di fiducia legato alla stabilità economica. E, nonostante la pensione, hanno ripreso a lavorare. Tra mille timori: come mantenere le proprietà immobiliari, pagare le tasse e affrontare le spese che si presentano con l’avanzare dell’età? Ecco cosa succede quando anche i beni materiali non rappresentano più una sicurezza economica e un simbolo di status sociale

Ricchi ma poveri/Intervista: “Ero benestante, sono tornato a lavorare dopo la pensione”

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“Come le pago le badanti? Con i mattoni delle case che non riesco a vendere?”
Facciamo un passo indietro: Mario e Fabiola sono una coppia sposata in pensione da oltre 10 anni, entrambi ex artigiani veneti. Percepiscono, assieme, 3.000 euro netti al mese. Possiedono una graziosa villetta a due piani, due negozi in centro paese, cinque box, casa al mare e una in montagna. Assicurazioni vita e bond in banca. Ma non si sentono tranquilli. E sono tornati a lavorare.

Il motivo? In banca lui si è ritrovato una liquidità in conto di “soli” 30.000 euro, la soglia minima per stare sereni, ma che si è paurosamente allontanata tra IMU, spese varie e una cartella Equitalia che non si aspettava (ma l’ha contestata).
La pensione è erosa continuamente dall’inflazione e in più, tutti i liquidi in Posta messi da parte in caso di necessità (quasi 90.000 euro) si sono polverizzati negli ultimi tre anni, per pagare medicine, visite e soprattutto badanti alla suocera ultra novantenne, “per fortuna” ora defunta, perché “altrimenti non so cosa avremmo potuto fare”.
Stavano bene. Oggi si sentono poveri.

Esagerazione o disagio reale? Come è possibile che chi possiede negozi, case e box, si senta scivolare verso la povertà? A spiegarlo, molto chiaramente, è stato Rocco Sciarrone, professore di Sociologia generale all’Università di Torino (leggi qui l'intervista): la percezione della crisi e della propria condizione fanno parte della crisi stessa. Crisi reale e crisi percepita stringono infatti tra loro interrelazioni molto profonde, anche se non automatiche.

Nel dibattito su quanto la crisi percepita influenzi quella reale e viceversa, una cosa è certa: oggi, il ceto medio, è rappresentato per lo più da individui come l’artigiano che ha accettato, sotto anonimato, di rispondere alle domande di Of.
Ecco il punto di vista di chi, dopo anni di lavoro e gratificazioni, deve fare i conti con un futuro incerto. E che, rivela, si sente derubato da tutti.

Of: Perché si sente più povero?
Mario: I miei guadagni si sono volatilizzati. Mi avevano consigliato di investire quasi tutti i risparmi in obbligazioni bancarie. L’ho fatto ed è stata una catastrofe. Ho perso quasi tutto.

Of: Ma non aveva diversificato i risparmi?
Mario: Avevo tenuto un tesoretto alla Posta in libretti, ma li ho usati tutti per mantenere la mamma di mia moglie, che ha superato i 90 anni, e richiedeva molte cure e assistenza. Poi alla Posta hanno continuato ad aumentare i canoni e a risicare i rendimenti sulla liquidità.

Of: E quindi dove ha investito il suo denaro?
Mario: L’ultimo investimento l’ho fatto due anni fa, comprando un box. Mi pareva una buona idea. Adesso ne ho cinque, a parte quello che uso io, e sono vuoti perché non riesco a trovare chi li affitti a un prezzo decente. L’ultimo che aveva affittato nemmeno mi pagava e ho dovuto sobbarcarmi anche le spese legali per mandarlo via.

Of: Ha pensato di vendere i negozi?
Mario: Ovviamente. Ma niente, non trovo acquirenti che paghino “il giusto”. Svendere? Non me la sento. Ho provato ad affittarli a un paio di società che mi sembravano solide, e invece hanno chiuso e se ne sono andati alla chetichella, lasciando debiti per bollette mai pagate. ---- Of: E le case al mare e in montagna?
Mario: La casa al mare ha bisogno di essere ristruttura e in montagna ci vive mia figlia. Non può permettersi di acquistare un’abitazione propria. Preferisce prendere il treno ogni giorno e venire a lavorare qui in paese, giù dalla montagna. Intanto però non si sposa. Lei e il compagno hanno superato i 30, ma vivono alla giornata e non se la sentono di metter su famiglia.

Of: Ma almeno con una bella villa di proprietà dovrebbe essere contento, no?
Mario: Certo, questa villetta mi è costata davvero poco se penso a quanto costano le case oggi. Poi mi guardo attorno e penso a quante cose inutili abbiamo comprato negli anni, che adesso sono solo un peso. Ma comunque andrebbe ristrutturata per poterla eventualmente vendere. Ho provato a chiedere a una mia amica che ha un’agenzia immobiliare quanto potrei ricavarci. Ha storto il naso: “massimo 150.000 euro”. Ma siamo impazziti? Non la venderò mai a questo prezzo. A meno che…

Of: A meno che?
Mario: Un mio amico ha avuto il coraggio di vendere tutto e andare a vivere all’estero, in Ungheria. Ma lui ha trovato l’amore là. Pensi un po’, ha la mia età (sorride alla moglie).

Of: Beh, potreste davvero farlo. Noi di Of abbiamo scritto alcuni articoli interessanti sull’argomento….
Mario: Ma abbiamo nostra figlia qua: speriamo si sposi e che abbia dei figli. Per noi, avere dei nipotini, sarebbe il massimo. Ma qui mi viene anche tanta tristezza. Cosa le daremo in eredità? Con l’IMU le lasceremo solo tasse e fra un po’ anche debiti. Io che non ne ho mai fatti in 30 anni.

Of: E così torna a lavorare in negozio?
Mario: No, il negozio ha bisogno di essere ristrutturato, ma non ho soldi e non voglio fare debiti. Provo a vendere almeno i box, ma mi sa che è una causa persa. Spero che le cose tornino come prima, ma i tempi si allungano e io divento vecchio. E qui c’è un problema ben più grave.

Of: Quale?
Mario: Fare la fine di mia suocera: spendere tutto quanto per medicine e badanti. Questo è l’angosciante futuro che mi terrorizza. E non so che fare. Come le pagherò le badanti? Con i mattoni delle case che non riesco a vendere?

Of: Mi scusi ma la pensione mi sembra sufficiente a vivere abbastanza bene, lei guadagna molto più di molti giovani di oggi…
Mario: Ha una vaga idea di quanto costa una badante con contributi e tutto e della spesa per farsi curare in un istituto qualificato?

Of: Quindi come farà?
Mario: Torno a lavorare, a fare quello che so fare da sempre. Mi riesce bene perché i giovani non sanno fare quello che so fare io. E anzi sto insegnando a un piccolo gruppo di ragazzi a farlo. Almeno questa è una soddisfazione. Peccato che ci sia qualche politico di bella presenza che pensa che noi “vecchi” pensionati dovremmo stare su una panchina o all’ospizio. In America ho sentito che fanno tornare i pensionati a lavoro, perché tra i giovani non trovano le competenze richieste. Mi ha chiamato un mio amico giusto ieri…

Of: E anche lui è tornato a lavorare?
Mario: Non ancora, perché ha paura delle tasse, dice che gli mangiano tutto quello che guadagna. Ma mi sa che lo farà presto. Ha più immobili di me e ha già dovuto chiedere un prestito alla banca per pagare le tasse.

Of: Quella di emigrare e lasciare l’Italia rimarrà una fantasia?
Mario: Penso di sì. Non lo hanno fatto i miei genitori, i miei nonni, i miei avi. Perché dovrei lasciare questo paese dopo tutta la fatica e i sacrifici che ho fatto, che abbiamo fatto io e mia moglie, per arrivare a poterci permettere la vita che abbiamo… che avevamo…

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Data prima pubblicazione: 5 giugno 2014

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