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SOMMARIO

La posta in palio è alta. E vale quasi 507 miliardi di dollari. I big di internet, delle telecomunicazioni e della finanza fanno a gara per conquistarsi una fetta della torta. E le nuove tecnologie di Google, PayPal, Apple, Visa e MasterCard che vedono la luce in questi mesi promettono di rivoluzionare il mercato. Tagliano i costi e fanno fuori le società di telefonia mobile. E rischiano di mettere in ginocchio anche le banche

Google, Apple e gli altri. In arrivo la rivoluzione dei pagamenti da cellulare

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La rivoluzione dei metodi di pagamento da cellulare, quella vera, si sta preparando. Arriva da oltreoceano. E coinvolge i principali big del mercato, i leader nel settore delle telecomunicazioni, e i nomi illustri della Silicon Valley. E non poteva essere altrimenti, considerata la posta in gioco. Il mercato, infatti, da solo, a fine 2014 dovrebbe arrivare a valere circa 507 miliardi, dollaro più dollaro meno, stando ai dati diffusi da Juniper Research, la società specializzata in ricerca all'interno dell'ecosistema mobile.

La concorrenza si fa feroce. Scendono in campo attori illustri. Come Google, PayPal, Apple, Visa e MasterCard. E vedono la luce nuove tecnologie. Tutto ruota intorno a un imperativo: rendere il servizio più semplice e più economico. Come? Eliminando la dipendenza dalle (costose) partnership stipulate con le telco. Vale a dire le società di telefonia mobile, tra le più attive nel mercato, soprattutto in Europa (Italia compresa). E le prime ad essersi ritagliate una fetta importante nel settore dei pagamenti in mobilità. Rendendo i loro servizi attualmente imprescindibili per la realizzazione di sistemi funzionanti (leggi qui).

Ma è intorno a un'altra questione che si accende immediatamente l'alert. Perché se i nuovi servizi di pagamento dovessero sbarcare anche in Italia, o più in generale nel resto d'Europa, assesterebbero un duro colpo non solo alle telco, ma anche gli stessi istituti di credito che difficilmente potrebbero competere con i colossi internazionali che vantano, non solo risorse economiche molto più ampie, ma anche una solida base clienti. Vale a dire, un potenziale enorme di informazioni personali e dati sensibili.

Google, in questo caso, ha fatto scuola, seguita a ruota dalle due principali società emettitrici di carte di pagamento al mondo (Visa e MasterCard), e ha inserito nel suo wallet virtuale, cioè il borsellino elettronico, un nuovo software open source che permette di sviluppare soluzioni applicative che emulino la presenza di una carta di pagamento, senza però la necessità che questa risieda fisicamente nello smartphone (nella sim card, appunto).
Funziona così: le informazioni di pagamento non sono più custodite all’interno della scheda di memoria del telefonino, ma sono virtualizzate. Cioè inserite all’interno del cloud, e racchiuse in appositi server. Così, quando si effettua il pagamento, è sufficiente scegliere la carta di credito o prepagata che si intende utilizzare (indipendentemente dalla banca che le ha emesse) e autorizzare la transazione d’acquisto. Senza dover fornire al rivenditore nessun dato sensibile.

Google, che su questa nuova tecnologia sta investendo molto, ha inserito il supporto per l’utilizzo di questa tecnologia ancora nella versione 4.4 del suo sistema operativo Android (Kitkat) . E da aprile ha fatto in modo che il suo borsellino virtuale Google Wallet potesse essere utilizzato solo sugli smartphone Android aggiornati a questa versione. Tagliando fuori, di fatto, tutti gli altri servizi di mobile payments che prevedono invece l’utilizzo della sim card per la custodia delle informazioni relative agli strumenti di pagamento. Il servizio, per il momento, è attivo solo negli Usa. Ma non si esclude un suo possibile sbarco anche in Europa.

Intanto, anche Visa e MasterCard hanno avviato sperimentazioni per testare il nuovo sistema di pagamento. Visa, in particolare, ha avviato V.me, per i pagamenti digitali, che funziona come un wallet nel quale è possibile inserire i dati di tutte le carte di credito e prepagate possedute, anche se non sono appartenenti al circuito di pagamento. Così, basterà scegliere su quale carta di volta in volta si desidera addebitare l’acquisto, mentre la transazione è in automatico, e i dati di sicurezza restano contenuti nel cloud.

---- MasterCard, dal canto suo, ha annunciato lo scorso febbraio l’introduzione di questa stessa tecnologia per l’effettuazione di pagamenti contactless, senza contatto. Con l’obiettivo dichiarato di aumentare la base clienti. Il servizio, infatti, può essere utilizzato agganciando al wallet virtuale tutte le carte di pagamento, indipendentemente dal circuito di appartenenza. Mentre i dati degli strumenti di pagamento risiedono nel cloud.

Così, il MasterPass Wallet, il borsellino elettronico per le transazioni di acquisto anche online, sarà in grado di funzionare grazie al cloud senza necessità di conservare informazioni sensibili nella sim card dello smartphone.

Diverso, invece, il caso di PayPal, da sempre contraria (per sua stessa ammissione) all’utilizzo della tecnologia senza contatto, ma che, ultimamente, sembra aver modificato (parzialmente) il suo punto di vista. La conferma arriva dallo stesso presidente della società, David Marcus che, infatti, lo scorso aprile ha annunciato (tramite un post sul blog del sito ufficiale) di essere cautamente ottimista in merito ai possibili sviluppi di un sistema di pagamento basato sulla nuova tecnologia già impiegata da Google.

Anche se, dalle sue parole, trapela comunque un maggior interesse verso un’altra tecnologia di pagamento, la BLE (Blutooth Low Energy) , sulla quale appunto si fonda il già famoso, almeno oltreoceano, Beacon. Il servizio che è connesso a Internet e consente di pagare a mani libere anche quando la connessione dati del telefono è scarsa o inesistente.

In pratica si tratta di un dispositivo Usb dotato di adattatore per la presa della corrente, da utilizzare nei negozi convenzionati al posto della tradizionale carta di credito. Così, per effettuare un acquisto, è sufficiente che il negoziante colleghi il dongle a una presa elettrica, mentre Beacon si interfaccia con i software dei Bancomat compatibili tramite la rete bluetooth degli smartphone sui quali è preinstallata l'apposita app PayPal. I retailer, quindi, potranno utilizzare questo sistema per offrire sconti e promozioni su misura, creati e personalizzati in base a specifiche esigenze.

Mentre i clienti, dal canto loro, hanno la possibilità di registrarsi in tutti i negozi convenzionati (effettuando un check-in al loro ingresso) per ricevere, direttamente su tablet o telefonino, l’elenco delle offerte presenti nel punto vendita. Il pagamento, poi avviene direttamente alla cassa attraverso il credito PayPal del proprio account.

Anche Apple, che non ha mai dato modo di credere nella tecnologia applicata ai pagamenti senza contatto (anche se a ottobre parrebbe intenzionata a inserirla nel suo ultimo modello di iPhone) sta seguendo la stessa strada di PayPal. L’azienda di Cupertino, infatti, ha già lanciato (ma solo in USA) il servizio iBeacon, già operativo e disponibile per tutti i nuovi smartphone con sistema operativo iOS7. Il servizio, che sfrutta i trasmettitori collegati alla tecnologia Bluetooth, in pratica, consente di fornire informazioni di micro-localizzazione anche in ambienti chiusi o affollati. Come i centri commerciali, per esempio.

Così, si possono trovare oggetti, visualizzare promozioni, e consultare offerte direttamente sullo smartphone, mentre si passeggia per le gallerie dei grandi magazzini, o quando si è all’interno di un negozio. Inoltrando direttamente il pagamento. Mentre i commercianti possono utilizzare la piattaforma per inviare offerte personalizzate, sconti e coupon riservati ai clienti più affezionati, o a quelli che ancora nel punto vendita non sono mai entrati.

Nel frattempo, cresce l’attesa anche per il nuovo smartphone di casa Amazon, presentato a metà giugno da Jeff Bezos in persona. Il telefonino, infatti, include un rivelatore ottico in grado di riconoscere oltre 100 milioni di oggetti semplicemente inquadrandoli con la fotocamera. In pratica, basta puntare su un cd per far partire le canzoni della libreria. O ancora, si potranno leggere alcuni brani di un romanzo semplicemente inquadrando con lo scanner la copertina. La nuova funzione, poi, in futuro, dicono dall’azienda, potrà essere utilizzata anche per effettuare acquisti in tempo reale sul portale di e–commerce.

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