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Investire. Check di primavera. Consuntivo OF OSSERVATORIO FINANZIARIO

SOMMARIO

Questi primi mesi del 2015 sono particolarmente favorevoli per Piazza Affari, cresciuta del 21,2% da inizio anno. Ma quasi tutte le borse europee hanno registrato incrementi a doppia cifra. Uno studio di Ubs ha analizzato la situazione concludendo che “anche in caso di uscita della Grecia dall'euro ci potrebbe essere un temporaneo aumento dell'avversione degli investitori a rischio, in grado di danneggiare le borse. Ma probabilmente gli effetti di lungo periodo sarebbero contenuti”

Investire. Check di primavera. Consuntivo

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I primi mesi del 2015 hanno confermato le previsioni di inizio anno degli strategist di portafoglio. Sono state le borse - europee ma non solo - a portare le migliori performance ai risparmiatori. Il bilancio di questi primi tre mesi e mezzo del 2015 è particolarmente favorevole per Piazza Affari, cresciuta del 21,2% da inizio anno. Ma quasi tutte le borse europee hanno registrato incrementi a doppia cifra, che vanno dal 18,9% dell'indice Eurostoxx600 delle grandi capitalizzazioni europee, al +20,37% del listino di Francoforte, al +21,2% del Cac 40 di Parigi. Solo Atene, unico listino in controtendenza in Europa, ha perso circa il 10% della propria capitalizzazione da inizio gennaio.

Ed è proprio la Grecia, il grande malato d’Europa, il paese che desta le maggiori preoccupazioni e che secondo alcuni analisti potrebbe mettere in pericolo la fragile ripresa dell'economia reale (e la ben più solida ripresa delle borse) attualmente in corso. Nelle ultime due sedute delle settimana dal 13 al 17 aprile, infatti, sulla scorta delle notizie sempre più inquietanti relative al rischio di un “default”, una impossibilità di onorare il debito, del governo guidato da Alexis Tsipras, le borse del Vecchio Continente hanno registrato perdite di circa il 4%.

La festa dunque è già finita? E' il caso di fuggire dall'investimento azionario prima che sia tardi? Non è questa l'opinione degli strategist, che continuano a puntare sui listini dei paesi più avanzati. E in particolare su quelle società legate al business dell'e-commerce che garantiscono tassi di crescita e rendimenti di lungo periodo superiori alla media del mercato.

Il rischio greco
Atene fa paura alle borse e ai mercati, su questo non c'è dubbio. Ma da qui a immaginare un deragliamento della ripresa a causa di un possibile “grexit” l'uscita del paese dall'unione monetaria, ce ne corre. Uno studio recente del gruppo elvetico Ubs ha analizzato la situazione concludendo che “anche in caso di uscita della Grecia dall'euro ci potrebbe essere un temporaneo aumento dell'avversione degli investitori al rischio, in grado di danneggiare le borse. Ma probabilmente gli effetti di lungo periodo sarebbero contenuti”.

La previsione sembra trovare conferme. Le parole del presidente della Bce Mario Draghi mettono infatti l'accento sulla gamma di strumenti a disposizione delle autorità monetarie di Francoforte per fronteggiare un'eventuale crisi ellenica. Da un lato ci sono gli acquisti di titoli di Stato dei paesi in difficoltà previsti dal sistema OMT (outright monetary transactions), concordato a fine 2012.

Dall'altro, ancora più importante, c'è l'attuale piano di acquisto di obbligazioni governative e non che va sotto il nome di “quantitative easing” che è responsabile di gran parte del rialzo dei listini e del crollo dei rendimenti delle obbligazioni. In queste condizioni, almeno nel futuro prevedibile, non ci sono rischi di deragliamento dell'euro (e delle borse) in vista.

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