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I bond

SOMMARIO

Tra i paesi OCSE le nazioni più sostenibili sono Danimarca, Lussemburgo e Svizzera. Tra gli emergenti spiccano Polonia, Repubblica Ceca e Uruguay. Cosa vuol dire per il portafoglio? Che le emissioni, cioè i loro Titoli di Stato, nel lungo periodo rendono di più. Sono potenzialmente più solvibili. E dunque, in linea generale, meno rischiosi. Ecco quali sono le performance

I bond "verdi" hanno una cedola in più

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Anche l'investimento in titoli a reddito fisso quando è "socialmente responsabile", paga di più. Non sono infatti soltanto i titoli azionari che rispettano i criteri Esg (responsabilità sociale, difesa dell'ambiente, trasparenza nella governance societaria) a offrire rendimenti superiori alla media di mercato ( vai allo speciale). Ma anche quando la scelta d’investimento ricade sui Titoli di Stato l'effetto benefico dell'investimento "verde” è presente e misurabile. Un principio che vale anche per le emissioni del debito pubblico sovrano. “Nel tempo i bond dei Paesi più virtuosi e che si posizionano nelle prime posizioni della nostra classifica si sono dimostrati più solvibili”, spiega infatti Alessandro Fonzi, Country Head per l’Italia di Degroof Petercam Asset Management, una società di risparmio gestito basata a Bruxelles specializzata in investimenti SRI (Social Responsibile Investments), nata a inizio 2016 dalla fusione tra Petercam Institutional Asset Management e Degroof Fund Management. In pratica, secondo Fonzi, quanto più una nazione rispetta i criteri di sostenibilità, vale a dire ha un elevato punteggio dal punto di vista SRI, tanto più le sue emissioni, ovvero i titoli del debito pubblico, sono caratterizzate da un miglior rapporto rischio-rendimento.

Come si misura il punteggio di “sostenibilità” di uno Stato?
In generale i criteri Esg - rispetto per l'ambiente, politiche di responsabilità sociale, trasparenza - non sono sufficienti. Per ottenere un elevato punteggio SRI è necessario che il governo di uno Stato sia in grado di garantire il benessere dei cittadini attuali senza mettere a rischio le generazioni future. “Nel tracciare l’universo di investimento, i criteri di sostenibilità sono alla base della classificazione”, sottolinea Fonzi, “mentre i dati economici sono un elemento di secondo piano”. Come ogni anno anche per il 2016 il gruppo finanziario indipendente Degroof Petercam ha stilato la classifica di sostenibilità delle nazioni OCSE e dei paesi emergenti. “Il nostro modello”, spiega ancora Fonzi, “ha l’obiettivo di categorizzare gli Stati sulla base di 60 indicatori applicati ai Paesi OCSE e oltre 30 agli Emergenti, suddivisi in 5 pilastri: trasparenza delle istituzioni e valori democratici, tutela dell’ambiente, istruzione e ricerca & sviluppo, popolazione, sanità e distribuzione della ricchezza, ed economia”.

Quali sono i migliori emittenti?
La classifica, diffusa ad aprile 2016, colloca tra gli Stati OCSE al primo posto la Danimarca, seguita da Lussemburgo e Svizzera. La Norvegia, prima un anno fa, ora non supera la quarta posizione a pari merito con la Germania. L’Irlanda, dodicesima nel 2015, è risalita in sesta posizione. L’Italia, ventinovesima, invece, è tra i fanalini di coda, insieme a Stati Uniti (31°) e Grecia (32°). Se ci si sposta sulle emissioni dei Paesi emergenti, poi, lo Stato con il miglior indice di sostenibilità risulta essere la Polonia (esattamente come nel 2015), seguita da Repubblica Ceca e Uruguay. Mentre l’Argentina, di recente tornata sul mercato con nuove emissioni dopo il deafult del 2001, è al 32° posto, e ha perso 17 posizioni rispetto al 2015. “Ma non bisogna analizzare solo le emissioni dei Paesi best-in-class”, chiarisce Fonzi “va anche considerato che i Paesi che nella classifica di sostenibilità si posizionano a ridosso dei migliori, potrebbero essere magari le best in class dei prossimi anni. E quindi adottiamo anche un approccio best-effort”.

---- Come investire
La crisi dei debiti sovrani negli ultimi anni ha messo profondamente in discussione il principio di relativa “sicurezza” associato alle emissioni governative. Tra i prodotti finanziari che permettono di investire nelle emissioni dei Paesi che godono del miglior punteggio di sostenibilità i più diffusi sono i fondi comuni di investimento obbligazionari, specializzati in bond governativi. Per Petercam la strategia basata su di un elevato punteggio di sostenibilità dell'Emittente è così premiante nel lungo periodo che il fondo Petercam L Bonds Government Sustainable è composto da almeno i due terzi del suo patrimonio di titoli a reddito fisso denominati in euro, come obbligazioni nazionali o internazionali a breve, media o lunga scadenza, obbligazioni senza cedola, a tasso variabile e certificati di deposito, emessi o garantiti da un Paese membro dell’OCSE. "L’universo investibile include solo titoli di Stato emessi da Paesi che rientrano nelle prime 17-18 posizioni della classifica di sostenibilità”, spiega Fonzi, “ecco perché rimangono esclusi importanti emittenti di debito governativo come Italia, Francia e Stati Uniti”. Chi privilegia i paesi emergenti può optare per i fondi di "sostenibilità" che escludono i titoli governativi di quei Paesi non considerati democratici da fonti internazionali (come la ONG Freedom House e il Democracy Index dell’Economist). “Questo porta all’esclusione di nazioni come la Russia e la Cina”, dice Fonzi.

Le performance
La regola aurea dell’investimento sostenibile è la pazienza: le performance migliori si vedono nel lungo periodo. “Il vero guadagno di lungo periodo si ottiene quando nelle fasi di crisi si perde meno, salvo poi recuperare in tempi normali”, interviene Fonzi. E, in effetti, i fondi SRI sembrano confermare performance migliori proprio nei periodi di instabilità dei mercati (leggi qui l’intervista a Etica SGR). “Da inizio anno, a fronte della forte instabilità presente sui mercati finanziari, il fondo Petercam L Bonds Government Sustainable ha fatto registrare un rendimento del 3,49% (in data del 13 maggio)”, conferma Fonzi, “ma i risultati migliori si vedono sul lungo periodo: alla data di lancio ha avuto un profilo rischio rendimento di gran lunga migliore degli indici di riferimento obbligazionari governativi area Euro”.

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