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Morganti (Banca Prossima):

SOMMARIO

L’obiettivo è quello di finanziare le imprese del terzo settore per creare valore sociale aggiunto. Come? Attraverso la creazione di piattaforme di Project Financing. Come funziona? Marco Morganti, amministratore delegato di Banca Prossima spiega le novità e il futuro del terzo settore in Italia. E svela le prospettive di crescita per il prossimo futuro

Morganti (Banca Prossima): "Project financing. E nuovi schemi di finanziamento a valore sociale"

Hanno da poco concluso uno dei più importanti project financing nel mondo della salute. Ma le iniziative in cantiere potrebbero essere molte di più nel prossimo futuro. L'obiettivo? Trasformare l'investimento in schemi ad alto valore sociale aggiunto, attraverso un meccanismo più volte moltiplicativo. Come? Lo spiega a OF Marco Morganti, amministratore delegato di Banca Prossima. Che anticipa il futuro del terzo settore in Italia. E le prospettive di crescita che potrebbero arrivare dall'estero.

OF: Banca Prossima partecipa, insieme a Intesa Sanpaolo e Banca IMI, al finanziamento della nuova Cittadella della Salute presso il Presidio Ospedaliero Ca’ Foncello di Treviso.
Morganti: Infatti è uno dei Project Financing più importanti nell’ambito della sanità in Italia, e di certo il più originale.

OF: Perché avete deciso come Banca Prossima di partecipare? Come funziona?
Morganti: Di infrastrutture moderne e all’avanguardia come quelle dell’Ospedale di Treviso, in Italia ce ne sono molte e ne servono molte altre. Ma non è solo questo. Noi crediamo che le infrastrutture rappresentino anche un’opportunità per la creazione di schemi a valore sociale aggiunto.

OF: Si spieghi meglio. Come si può ottenere valore sociale?
Morganti: Le faccio un esempio concreto. Nel caso dell’Ospedale di Treviso è stato possibile aggiungere valore sociale trasformando un fattore finanziario in un fattore sociale. L’operatore che costruirà l’ospedale, cioè l’infrastruttura, è la società australiana LandLease che ha ricevuto credito da alcune banche, come Intesa Sanpaolo con Banca Imi e Banca Prossima a un certo tasso di interesse. In aggiunta, ha beneficiato di un prestito BEI a tasso inferiore rispetto al mercato. Significa che un terzo dell’investimento complessivo di circa 90 milioni è stato ottenuto a condizioni migliori rispetto allo standard. Ma questo vantaggio non è stato “portato a casa” dalla società.

OF: Cioè? In cosa si è trasformato questo vantaggio economico?
Morganti: Insieme alla Fondazione Fits! (fondazione d’impresa di Banca Prossima), la società ha lavorato per trasformare il vantaggio di tasso in modo che questo venga trasferito a un fondo Impact.

OF: Con quale obiettivo?
Morganti: Con questo fondo è possibile fare interventi in equity sociale, da destinare a investimenti in soluzioni innovative nei campi della ricerca e della salute, ma non solo. Si tratta in pratica di un meccanismo più volte moltiplicativo: con l’equity queste imprese si rafforzano patrimonialmente risultando così più eleggibili al credito: una doppia leva.

OF: Ci saranno altre iniziative di questo tipo in futuro?
Morganti: Noi incontriamo sempre più imprese che vogliono attivare iniziative di impatto. Per la nostra specializzazione insieme a Fits! cerchiamo di attirare nello schema e di valorizzare i nostri clienti che, appartenendo tutti al terzo settore, sono “full impact”.

OF: Oggi com’è realmente la situazione del Terzo Settore in Italia? Qualche anno fa si nutrivano grandi speranze, poi negli ultimi tempi è sembrato un po’ bloccato.
Morganti: Non mi sembra; In realtà l’economia sociale sta performando molto bene nonostante la crisi: più valore e più lavoro. Basti pensare che noi siamo nati proprio nell’anno in cui è iniziata la grande crisi finanziaria e che i nostri primi 10 anni di attività li abbiamo passati tutti in questa parentesi nera.
L’obiettivo 2017 è quello di arrivare a 280 milioni di investimenti a medio lungo termine, e attualmente non siamo lontani. Se ce la faremo a raggiungere il traguardo sarà il miglior risultato mai ottenuto, anche rispetto ai 200 milioni dell’anno scorso.

OF: Ci sono o sono previste novità dal punto "politico/legislativo" che potrebbero modificare la situazione e spingere a un ampliamento dei progetti e delle iniziative?
Morganti: Il cambiamento più significativo in arrivo riguarda la remunerazione dei soci di capitale negli enti del terzo settore. A proposito: non mi piace affatto la definizione di Terzo settore, perché implica un rapporto di subordinazione dopo il Primo e il Secondo.

OF: Cioè, cosa accadrà secondo lei nell’ambito del sociale?
Morganti: Ci saranno grandi soggetti for profit che sceglieranno di fare interventi di impatto, più simili a quelli fatti dalla cooperazione sociale. Inoltre, il codice degli appalti è cambiato e porterà il project financing a operare anche su dimensioni economiche minori. E questa sarà una grande molla per lo sviluppo. Invece, sono meno sicuro del fatto che ci sarà un massiccio afflusso di capitale privato nel Terzo settore. Certo, se succederà, ci sarà molto spazio anche per le banche, che potranno finanziare di più e meglio soggetti ben capitalizzati.

OF: Dunque le previsioni sono rosee…
Morganti: Per il futuro prevedo una crescita. Anche un altro fatto resta certo: il sistema pubblico sosterrà il welfare sempre meno ed è inevitabile che la mancanza di risorse pubbliche crei spazio per un privato universalistico.

OF: Quindi, secondo lei, i progetti futuri verteranno per lo più nell’ambito della sanità?
Morganti: Non esclusivamente, ma sarà di certo una componente importante. Il nostro sistema sanitario va portato a un livello di efficienza più alto se vuol mantenere il suo universalismo. Ecco allora che la medicina domiciliare, per esempio, diventa uno strumento sempre più importante nell’ottica della riduzione dei costi sanitari, oltre che un’occasione di lavoro notevole per il Terzo settore. Ma c’è di più. Sono fiero di dire che oggi Banca Prossima presta moltissimo nel Centro e soprattutto nel Sud.

OF: E come si supera il problema di garantire gli investimenti effettuati?
Morganti: Non è un problema. Noi abbiamo certo una propensione al rischio più elevata del normale, ma siamo comunque prudenti nell’investimento del denaro dei risparmiatori.

OF: Quali strumenti servono per valutare correttamente il rischio?
Morganti: Per statuto, abbiamo un fondo per lo sviluppo dell’impresa sociale al quale versiamo almeno metà degli utili: oggi ammonta a 24 milioni di euro. Questo fondo funziona da garanzia per i soggetti più deboli ai quali facciamo credito, pur non avendo questi le credenziali per accedere al sistema bancario. E poi c’è Terzo Valore, il nostro “prestito comunitario”.

OF: Come funziona questo prestito da parte dei cittadini?
Morganti: In pratica, il capitale prestato dai cittadini è coperto dalla garanzia di Banca Prossima; in cambio essi finanziano a tasso minimo o nullo. È come se ci fosse una nuova fonte nostra alleata che abbatte il costo del credito. Terzo Valore è lo strumento perfettamente complementare al fondo per lo sviluppo dell’impresa sociale perché anziché sull’accesso lavora sul prezzo del credito. E sono queste le due componenti della “inclusione finanziaria”.

OF: Ci sono altri nuovi strumenti finanziari per il Terzo Settore?
Morganti: Non credo che gli strumenti finanziari rimarranno invariati per i prossimi tempi. Dobbiamo inventarne di nuovi, lavorando soprattutto sull’equity, a cominciare dagli investitori istituzionali, proponendo loro un patto molto chiaro: investire nel Terzo settore significa basso rischio e basso rendimento. OF: Dunque per chi ci investe non sono previsti ritorni sostanziosi?
Morganti: Non ci possono essere grandi ritorni e non ci sono margini per la speculazione in questo settore. La nostra esperienza dimostra che in tanti casi la rischiosità è limitata. Bene, anche il ritorno non può che essere contenuto.

OF: Oltre a voi, a livello nazionale e internazionale come sta andando il Terzo Settore?
Morganti: La differenza tra Italia e resto del mondo è che noi abbiamo un potentissimo sistema di “scarico a terra”: tante cooperative sociali e tanto associazionismo in crescita, ma non abbiamo ancora tutti gli strumenti finanziari di impatto necessari a svilupparlo concretamente. All’estero, invece, li hanno e ne fanno grande propaganda, ma hanno molto meno tessuto produttivo sociale dell’Italia.

OF: E non è possibile secondo lei una commistione delle due cose?
Morganti: Io credo di sì. Perché noi abbiamo la cosa più preziosa, il tessuto produttivo. Da noi operano circa 12mila cooperative sociali e siamo abituati a un welfare universalistico che giudichiamo irrinunciabile. Sono condizioni che impongono di ridurre i costi mantenendo i diritti. E il sistema nonprofit è in grado di farlo a un punto tale che prima o poi anche dall’estero la finanza Impact guarderà all’Italia, trovando una base investibile enorme.

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