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Morganti (Banca Prossima): “Il nostro social lending funzion... OF OSSERVATORIO FINANZIARIO

SOMMARIO

Si chiama Terzo Valore. E’ una piattaforma che permette alle organizzazioni non profit di ottenere parte di un finanziamento da prestatori privati. Garantisce uno sconto sul tasso. E ha già raggiunto i 100 progetti finanziati. Come funziona? Chi può accedere? E quanto si può risparmiare? Lo spiega a OF Marco Morganti, ad di Banca Prossima

Morganti (Banca Prossima): “Il nostro social lending funziona e i finanziamenti hanno tassi più bassi”

Ottenere un finanziamento da prestatori privati tramite una apposita piattaforma web risparmiando anche sul tasso di interesse? E’ un fenomeno abbastanza recente, si chiama “social lending”, arriva dall’estero e anche in Italia sta iniziando a diffondersi. Con Terzo Valore di Banca Prossima (del Gruppo Intesa Sanpaolo), per esempio, possono ottenere prestiti a condizioni favorevoli solo le attività sociali, attive nel terzo settore. Ma rispetto agli esempi provenienti da oltre confine funziona in modo molto diverso. Marco Morganti, ad di Banca Prossima, spiega a OF Osservatorio Finanziario come aderire alla piattaforma. Chi può accedere al finanziamento, come viene valutato un progetto, e quale tasso di interesse può spuntare.

OF: E’ notizia recente che Banca Prossima ha raggiunto i 100 progetti finanziati e i 10 milioni di euro raccolti attraverso la piattaforma di social lending Terzo Valore. Come funziona il finanziamento delle organizzazioni non profit?
Morganti: E’ molto semplice. Quando un ente o un’organizzazione invia una richiesta di finanziamento a Banca Prossima, e noi la giudichiamo fattibile, proponiamo un tasso di interesse e stipuliamo un contratto. Proprio come ogni altro finanziamento bancario. Ma con Terzo Valore c’è una differenza sostanziale: al momento della stipula del contratto, infatti, si chiede al cliente se vuole trovare dei prestatori privati che possano contribuire al prestito, iscrivendo il progetto alla piattaforma.

OF: Contribuire al prestito, fino a che ammontare?
Morganti: La parte che finanziano i privati, naturalmente, non è più finanziata da Banca Prossima. Quindi noi siamo disposti a tirarci indietro fino a un terzo del prestito richiesto.

OF: Con quali vantaggi per l’ente che richiede il finanziamento?
Morganti: Notevoli, soprattutto in termini di costo. Perché i prestatori privati sulla piattaforma non possono richiedere un tasso di interesse maggiore di quello accordato dalla banca per la restante parte del finanziamento.

OF: Ci faccia un esempio.
Morganti: Qualche tempo fa una parrocchia del Piemonte ci ha chiesto 1 milione di euro per rifare l’oratorio. Era un bellissimo progetto che prevedeva il rifacimento dei campi da calcio, la messa a norma delle strutture e l’accesso ai disabili. Fatte le nostre valutazioni abbiamo deciso di accordare il finanziamento ad un tasso di interesse del 4%. Abbiamo poi proposto alla parrocchia di iscriversi a Terzo Valore, e la raccolta è stata un successo.

OF: Come è andata?
Morganti: Noi alla fine abbiamo prestato 350mila euro ad un tasso del 4%. Tutti i cittadini che hanno partecipato, invece, hanno prestato il resto della somma senza interessi, dunque ad un tasso dello 0%. Con i due terzi del capitale a tasso zero, la parrocchia si è trovata un tasso medio dell’1,50%. Significa, a conti fatti, che quella parrocchia, che avrebbe pagato 40.000 euro l’anno, di interessi invece ne ha corrisposti solo 15.000 euro.

OF: Ma cosa ci guadagnano i prestatori con un tasso di interesse dello 0%?
Morganti: Non soldi, ovviamente; è questo il punto. Non è una questione di guadagno economico. È un prestito collettivo, una forma di crowdlending, ma senza l’aspetto della speculazione. L’interesse, in questo caso, è realizzare un progetto. Talvolta, poi, è puro senso civico. Non interessa cioè guadagnare l’1% su 1.000 euro prestati, che poi comporta un guadagno di 10 euro l’anno. Ecco perché si può anche prestare a tasso zero.

OF: E chi lo fa per avere un guadagno, invece, quanto può ottenere?
Morganti: Dipende. In ogni caso, ottiene di più di quanto guadagnerebbe lasciando i soldi in banca. Nel caso del prestito all’oratorio, per esempio, il tetto massimo per il prestatore era pari al tasso offerto dalla banca. Quindi, idealmente, avrebbe anche potuto proporre un prestito ad un interesse del 3,5%. E il prestito è senza rischio. Sarebbe stato un affare.

OF: Senza rischio, cioè il capitale è garantito?
Morganti: Sì. Da noi. In caso di problemi il capitale viene restituito al prestatore privato dalla banca. Per intero, senza però eventuali interessi.

OF: E come sta andando, a livello di numeri? Avete molte richieste?
Morganti: 100 progetti sono tanti in senso assoluto, ma restano relativamente pochi. In realtà c’è una certa resistenza verso il nuovo: perché si sviluppi veramente questo fenomeno di “prestito comunitario” serve una cultura diversa.

OF: Quali sono i requisiti attuali perché un progetto sociale possa trovare spazio su Terzo Valore?
Morganti: Innanzitutto concediamo un prestito dell’importo massimo di un milione di euro. Che per queste iniziative, comunque, è un tetto molto alto. Il limite massimo di durata è di 10 anni. Il prestito del cittadino o dell’impresa può arrivare a 50.000 euro. Poi in fase istruttoria c’è un vaglio attento sul valore sociale dell’iniziativa. E si valuta quanto sia importante per la comunità.

OF: Chi richiede l’accesso a questo finanziamento?
Morganti: Questo strumento funziona benissimo anche per medi, piccoli e piccolissimi interventi. Come restauri di chiese o, per esempio, il restauro della casa di Ortega a Matera. Abbiamo finanziato il progetto di una stazione di sosta della ciclovia sulle Dolomiti, un progetto di housing sociale a Torino, il ristorante sul tetto della Triennale a Milano. Diciamo che noi produciamo un effetto identico al bond, ma su una scala anche minima.

OF: Se in Italia il social lending è ancora un fenomeno piuttosto di nicchia, come sta andando invece nel resto d’Europa?
Morganti: Non è esploso nemmeno all’estero. Ma c’è una considerazione preliminare da fare. Questo tipo di social lending senza rischi per il cittadino, non esiste in nessuna parte del mondo.

OF: Ma è stato creato dagli anglosassoni…
Morganti: E’ vero. Ma nel mondo anglosassone quando si dice “social” non si intende “sociale”, ma semplicemente “di gruppo”. Si tratta dunque di un concetto al servizio di tutt’altra logica, molto più orientata all’interesse dei prestatori. Si tratta dunque di progetti che prevedono prestiti ad alto rendimento che, per loro stessa natura, sono inevitabilmente caratterizzati da un’alta rischiosità.

OF: Perché non sono garantite…
Morganti: Anche. Ma c’è un altro motivo per cui il "social lending” come lo intendiamo noi è più sicuro: la rischiosità del terzo settore è molto bassa. Se io presto soldi a un ente che fa assistenza medica domiciliare, la rischiosità è contenuta perché è un’attività che risponde ad un bisogno reale della popolazione, e comporta un basso rischio di fallimento.

OF: In che modo si può far crescere il social lending? Avete altre iniziative in mente per il prossimo futuro?
Morganti: Il nostro prossimo obiettivo è togliere gli altri paletti: quello della durata, innanzitutto, e quello dell’importo massimo di un milione. È vero che gran parte dei prestiti richiesti sono entro il milione di euro. Ma nella nostra esperienza ne vediamo di molto grandi, come nel caso di progetti di housing sociale o nell’ambito della sanità, che necessitano di importi ben più alti. Ma per farlo ci vorrà un po’ di tempo; dobbiamo riprendere il tema con Banca d’Italia.

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