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Long life 2015/Azioni: Aumentano i rischi. E i rendimenti… OF OSSERVATORIO FINANZIARIO

SOMMARIO

Le stime dei rendimenti di lungo periodo elaborate da alcuni istituti di ricerca molto qualificati come la banca d'affari Morgan Stanley sulla base di complessi modelli matematici e statistici non sono catastrofiche. L'indice azionario Msci Europe, ad esempio, nel decennio che verrà potrebbe generare un guadagno annuale del 6,8% (5% annuale depurato del tasso di inflazione). Ma il corrispettivo è quello di un rischio di oscillazione del valore del capitale investito enormemente più elevato rispetto alle obbligazioni

Long life 2015/Azioni: Aumentano i rischi. E i rendimenti…

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Il quadro come abbiamo visto è preoccupante, soprattutto per chi, risparmiando e investendo oggi, desidera costituire un capitale a termine, ad esempio un somma da destinare all'istruzione universitaria dei figli oggi minorenni, oppure una pensione integrativa. La sola risposta possibile, per guadagnare di più, almeno nei prossimi due-tre anni sarà quella di investire non soltanto nelle obbligazioni di area euro, ma anche nei titoli di diverse aree monetarie, ad esempio il dollaro statunitense, oppure, come ricordavamo all'inizio, in emissioni più rischiose, come i titoli dei paesi emergenti o le obbligazioni high yield.

Ovviamente l'unico modo efficace e sicuro per un privato per raggiugere questa classe di attivi sono i fondi comuni di investimento specializzati oppure gli Etf, i fondi che replicano un indice, anche questi specializzati su una determinata categoria di emissioni. Ma in ogni caso, chi desidera ottenere un risultato positivo dal suo investimento dovrà seguire una strada obbligata: affrontare un rischio maggiore rispetto al passato. Per questo si renderà probabilmente necessario l'inserimento in portafoglio di quote rilevanti di titoli o indici azionari, anche questi disponibili sotto forma di fondi comuni specializzati o di Etf. Naturalmente al costo di oscillazioni del valore capitale del portafoglio che a seconda delle fasi di mercato potrebbero essere anche molto rilevanti.

Per quanto difficile complessa la situazione non dovrebbe comunque essere ingestibile. Le stime dei rendimenti di lungo periodo elaborate da alcuni istituti di ricerca molto qualificati come la banca d'affari Morgan Stanley sulla base di complessi modelli matematici e statistici non sono infatti catastrofiche.

Nel caso della componente obbligazionaria in euro, il rendimento annualizzato dei Bund tedeschi nei prossimi 10 anni sarà dell'1% nominale (-0,2% al netto del tasso di inflazione, che si suppone tornerà positiva); i Btp italiani offriranno un 2,1% annuo nominale (0,9% reale) e le obbligazioni high yield in euro il 2,3% (1,1% reale). Performance positive ma inferiori di 5 o addirittura 6 punti percentuali annui rispetto alle medie di lungo periodo.

Discorso analogo vale per un portafoglio azionario. L'indice azionario Msci Europe, nel decennio che verrà potrebbe generare un guadagno annuale del 6,8% (che scende al 5% annuale depurato del tasso di inflazione). La media ventennale di lungo periodo è stata del 10,9% nominale e del 6,5% reale. Come si vede, nel caso delle azioni la compressione dei rendimenti, la financial repression, risulta inferiore. Ma il corrispettivo è quello di un rischio di oscillazione del valore del capitale investito enormemente più elevato rispetto alle obbligazioni.

E comunque, secondo Morgan Stanley un portafoglio bilanciato 60% azioni e 40% obbligazioni potrebbe fruttare nel prossimo decennio il 4,5% nominale e il 2,9% in termini di guadagno “reale”, al netto del tasso di inflazione. Insomma si annunciano tempi difficili, ma non impossibili da gestire. L'importante è prepararsi e avere aspettative realistiche.

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